
Progettare eventi dal vivo: la Venice International Performance Art Week
Dal 2012, questa manifestazione rappresenta un punto di riferimento internazionale per la performance art, offrendo uno spazio indipendente e profondamente consapevole, dedicato a pratiche artistiche non convenzionali e riflessioni sulle urgenze sociali e politiche del nostro tempo.
Come We Exhibit, abbiamo avuto – e continuiamo ad avere – l’opportunità di affiancare VestAndPage nella realizzazione di questo progetto, contribuendo attivamente alla produzione dell’evento.
È una storia di collaborazione e crescita reciproca che vogliamo raccontare attraverso le voci di chi l’ha vissuta – le loro e le nostre – per condividere non solo un’esperienza creativa, ma anche il legame umano e profondo che si cela dietro l’organizzazione di un evento dal vivo nato come atto collettivo.

Come nasce il progetto della Venice International Performance Art Week?
Andrea Pagnes – VestAndPage: All’inizio del 2012, grazie a conoscenze comuni, incontro Rene Rietmeyer, da poco insediatosi a Venezia con la Global Art Affairs Foundation. Sapendo che con operiamo prevalentemente negli ambiti della performance art e della Live Art, mi propone di utilizzare una delle sue location – Palazzo Bembo – per realizzare un evento dedicato a queste pratiche artistiche.
Le uniche condizioni? Che fosse un evento di respiro internazionale, coinvolgesse la città, ricevesse attenzione mediatica e fosse un successo. E così è stato.
Nel 2014, Rietmeyer ci propone un’altra delle sue sedi, Palazzo Mora: architettonicamente più adatto alla nostra visione di evento performativo, ovvero un progetto articolato in un programma di live performance e in una mostra documentale che accoglie performer affermati ed emergenti, selezionati per la loro adesione etica al concept specifico di ogni edizione, sempre incentrato sulle urgenze sociali e politiche del presente.

Com’è nata la collaborazione con We Exhibit?
AP – VestAndPage: La collaborazione con Davide, Giovanni e Nicolas è iniziata proprio nel 2012. All’epoca non erano ancora We Exhibit, ma parte del team della Global Art Affairs Foundation.
Mi sono entrati nel sangue subito: professionali, capaci, appassionati, simpatici. Credo sia stato reciproco, anche per Verena.
Grazie a loro abbiamo poi stretto legami sia professionali che di amicizia con altr* ragazz* che sarebbero poi entrate in We Exhibit, come Giorgi De Santi e Arianna Grosso.
Giovanni Dantomio – We Exhibit: Nel 2012 We Exhibit non esisteva ancora. Eravamo io, Davide e Nicolas a Palazzo Bembo. Durante l’estate conosciamo Andrea e Verena, che ci presentano il progetto: Jan Fabre, Marina Abramović, Yoko Ono…
Non vedevamo l’ora di collaborare con artisti che hanno fatto – e fanno – la storia dell’arte.
Finita la Biennale di Architettura, avevamo a disposizione tecnologia e spazio. Ci sembrava naturale metterli al servizio di questo progetto.
All’opening, il palazzo fu letteralmente invaso. Fu lì che capimmo di essere parte di qualcosa di straordinario.
Quella sera, Andrea mi prese da parte – anzi, in braccio! – e mi disse: “Qualsiasi cosa farò a Venezia, vorrò farla con voi.” E così è stato.

Cecilia De Gasperi – We Exhibit: Nel 2016 ho partecipato come volontaria all’organizzazione della Venice International Performance Art Week, edizione Fragile Body – Material Body.
Dopo averci introdotti ai curatori e allo spazio, a ciascun volontario vennero assegnati due artisti da assistere, dall’arrivo in aeroporto fino alla realizzazione delle rispettive performance nelle giornate calendarizzate. Una delle nostre mansioni era aiutare l’artista a reperire localmente i materiali necessari alla propria performance e in loco eravamo supportati dal team di We Exhibit.
Cosa significa stare dietro le quinte di un evento di performance dal vivo? Qual è la parte che vi stimola di più?
GD – We Exhibit: La cosa più stimolante, specie alla Venice International Performance Art Week, è far parte di una grande famiglia internazionale che partecipa a eventi di performance in tutto il mondo, condividendo ricerca, workshop e residenze.
Personalmente mi piace molto assistere alle prove delle performance, cogliere le sensazioni che il palazzo trasmette agli artisti.
Noi ci siamo abituati, ma portare queste pratiche artistiche in un palazzo veneziano del periodo barocco non è certo cosa da tutti i giorni.

In che modo il team di We Exhibit supporta lo sviluppo e la realizzazione del concept artistico nelle varie edizioni?
AP – VestAndPage: Senza We Exhibit non esisterebbe la Venice International Performance Art Week.
È la filosofia del lavoro di squadra e la dedizione alla causa che le ha permesso di crescere e resistere nel tempo, rimanendo un artist-run project a costo zero.
Quello che Verena e io immaginiamo, ciò che gli artisti richiedono, We Exhibit lo rende realtà.
Giovanni, Davide, Nicola, Cecilia, Tommaso, Aldo Aliprandi (artisti e performer anche lui), tutto il team – passato e presente – ci danno sicurezza e tranquillità, poiché il tempo che abbiamo a disposizione per realizzare ogni anno l’evento in loco è davvero poco, nemmeno una settimana. Non posso non menzionare anche il supporto del team dell’European Cultural Centre, che gestisce Palazzo Mora. È una collaborazione orizzontale su più fronti che permette la riuscita di ogni edizione: ‘team-work’ è la password.
Un esempio di collaborazione particolarmente riuscita o che più vi è rimasta nel cuore?
AP – VestAndPage: Ogni edizione ha avuto momenti speciali, dalle installazioni sceniche più complesse come quella di Martin Renteria, a The Hole di Yoko Ono, gli allestimenti video curati da Giovanni e Tommaso.
Se penso a ciò che più mi rimane nel cuore, cito due ‘collective performance-opera’: Anam Cara: Dwelling Body (2018) e UnderScars (2022). Forse perché Verena ed io le abbiamo ideate, vissute nel corpo, performando in prima persona, insieme ai nostri più stretti collaboratori-performer, come Marianna Andrigo e Aldo Aliprandi (l’apporto della loro associazione Live Arts Cultures è altrettanto fondamentale nella realizzazione dell’evento).

Venice International Performance Art Week 2022, VestAndPage, UnderScars, Photograph by © Alexander Harbaugh
Quali competenze richiede la realizzazione di un progetto di live performance?
GD – We Exhibit: Tante competenze le abbiamo già nel team. Ma la performance ti mette sempre alla prova: ti chiede di lavorare con materiali inusuali – ghiaccio, rotoli d’erba, vasche da bagno, vetri rotti… E poi c’è il fattore live: niente è perfetto, tutto può cambiare. Servono nervi d’acciaio per reagire al volo, THE SHOW MUST GO ON!
Una performance che più vi ha messo alla prova?
GD – We Exhibit: Nelle live performance di solito le richieste sono sempre abbastanza gestibili, ma forse quella più complessa è stata quella di Enrique Jezik nel 2014: abbiamo procurato una lastra di metallo, quattro troncatrici da ferro e microfoni piezo.
Oppure la stanza dedicata a In difesa della Natura di Joseph Beuys, dove abbiamo ricreato un piccolo parco con veri alberi. Abbiamo studiato un sistema per utilizzare la quantità minima indispensabile di terra, così da non sovraccaricare il solaio della stanza.

Venice International Performance Art Week 2014, Joseph Beuys, In difesa della Natura. Photograph by © Samanta Cinquini.
CDG – We Exhibit: Uno degli artisti che seguivo durante la mie esperienza di volontaria, Alexandros Plomaritis, aveva bisogno di un piedistallo circolare rotante nero e innumerevoli frammenti di specchio.
We Exhibit aveva procurato una decina di lastre di plexiglass specchiante spesse 5 mm. Con altri volontari, muniti di guanti, abbiamo passato giorni a romperle a mano con le pinze, attaccando nastro biadesivo a ogni frammento.

Venice International Performance Art Week 2016, Alexandros Plomaritis, self-reflectio. Photograph by © Lorenza Cini
L’attività si era fatta così meccanica che dopo un po’ mi ero messa in un angolo riparato e cantavo per farmi passare il tempo. Aveva una vena surreale l’accostamento tra quello che cantavo e l’attività che stavo svolgendo. Credo che esista ancora qualche video intrappolato in qualche iPhone.

Quali sono gli aspetti che apprezzate maggiormente della collaborazione con We Exhibit? Esiste qualche elemento specifico che ritenete particolarmente fondamentale nel nostro approccio al lavoro insieme?
AP – VestAndPage: Sapere di poter contare su We Exhibit è un dono. Il nostro legame si è rafforzato nel tempo perché condividiamo valori profondi. Fondamentale è l’empatia che ci unisce.
Se doveste descrivere We Exhibit in una parola, quale scegliereste e perché?
AP – VestAndPage: Efficient problem-solving. Il team di We Exhibit sa analizzare in tempo reale le situazioni complesse che l’arte contemporanea presenta, individuando sempre la soluzione più efficace.
E la Venice International Performance Art Week in una parola?
GD – We Exhibit: Sangue. Perché è con il sangue che Andrea Pagnes scrive le sue lettere, tracciando parole che non sono solo inchiostro, ma carne viva, memoria, esistenza. E perché io stesso darei il mio sangue pur di continuare a organizzare questo evento: un atto necessario, vitale, che pulsa al ritmo dell’arte più autentica e dà una scossa di energia alla città. La Venice International Performance Art Week non si osserva, si vive — nel corpo, nell’anima, nel sangue.
CDG – We Exhibit: Direi Umanità. Perché è il valore più profondo che Andrea e Verena trasmettono. La connessione e la complicità tra tutte le persone coinvolte che si crea solo quando si sta costruendo qualcosa insieme sulla base di valori condivisi. Il bisogno di tornare a sentirsi essere umani ed esplorarsi in quanto tali. La voglia di portare la percezione del proprio vissuto e condividerla per andare ad aggiungere un tassello nella storia collettiva di ciascuno di noi.

Venice International Performance Art Week 2024, Photograph by © Alexander Harbaugh, European Cultural Centre (ECC) - Palazzo Mora, Venice, Italy
Un momento che vi è rimasto nel cuore delle edizioni della Venice International Performance art Week, prima di riviverne di nuovi nella prossima edizione.
AP – VestAndPage: Ce ne sono davvero tanti, ogni anno, ma uno che porterò con me per sempre è quando Giovanni, nel 2014, alla cena di arrivederci nella casa che al tempo condivideva con Davide (quella sera a letto influenzato), si è messo a cantare a palla tutta I Will Survive di Gloria Gaynor. In sottofondo flebili suppliche di Davide dalla stanza accanto.
GD – We Exhibit: Nel 2016, durante la terza edizione della Venice International Performance Art Week – quella che concludeva la “Trilogia del Corpo” – eravamo affiancati da numerosi volontari. L’ultima sera, per celebrare la fine dell’evento, abbiamo organizzato una festa con tutti gli artisti. Avevamo acceso la musica, l’atmosfera era rilassata e piena di entusiasmo. A un certo punto mi hanno chiesto di collegare un microfono all’impianto stereo: una delle volontarie voleva cantare una canzone. Ricordo ancora con emozione quel momento di pura spontaneità, quando le note di At Last di Etta James si sono diffuse a cappella tra le stanze, lasciandoci tutti incantati e profondamente toccati.
CDG – We Exhibit: L’altalena di Franko B nel salone principale di Palazzo Mora nel 2016. Per salirci bisognava spogliarsi completamente. Io non l’ho fatto, e forse è il mio unico rimpianto. Ma l’energia di quel gesto – esporsi vulnerabili allo sguardo dell’altro, liberarsi, vivere – era qualcosa di travolgente. In quel contesto, ci si sentiva davvero liberi.

Venice International Performance Art Week 2016, Franko B, I'm Thinking of You. Photography by © Edward Smith
Non vediamo l’ora di contribuire nuovamente alla prossima edizione.
Nell’attesa di condividere con voi tutte le informazioni, vi invitiamo a scoprire di più sul progetto della Venice International Performance Art Week e a visitare il sito dedicato.